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Tron: Legacy

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C’è poco da dire su Tron: Legacy.
Possiamo sviscerare l’intera identità del film muovendoci su pochi aspetti chiave:
1) Il soggetto.  È basato ovviamente sul celebre Tron, film visionario e sensazionale del 1982 con cui la Disney portò per la prima volta la computer-grafica in una sua produzione. In questo nuovo Tron ritroviamo ovviamente citazioni al più vecchio, e moltissimi personaggi ritornano (e con essi, anche gli stessi attori), tra cui Jeff Bridges e Bruce Boxleitner, rispettivamente nei panni di Kevin Flynn e Tron.
2) A livello di sceneggiatura e dialoghi direi che Tron: Legacy lascia molto a desiderare. I dialoghi sono scialbi, banali e a volte completamente inutili, la sceneggiatura ha diversi difetti evidenti e molte imprecisioni.
3) Ho apprezzato alcune interpretazioni, come quella di Michael Sheen e di Jeff Bridges.
Una menzione d’onore, ovviamente, va a Olivia Wilde, che con quella tutina è meravigliosa.
4) Due voti in più per la scelta della colonna sonora dei Daft Punk (che appaiono anche come coppia DJ in una scena del film) e per gli effetti speciali, oltre che ovviamente per le scelte grafiche del design di interni ed esterni.
Il 3D a mio avviso non aggiunge né toglie nulla all’effettiva qualità del film e degli effetti visivi.
Adesso sedetevi comodi.
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Le scene iniziali del film trasudano banalità e sanno di già visto.
Emblematica è la scena padre – figlio in cui un giovane Kevin Flynn dice al piccolo Sam che non lo abbandonerà mai, sono una squadra, ecc… e poi va a lavorare nel suo studio iper-tecnologico, dove cerca di creare la realtà virtuale definitiva.
Ovviamente il giorno dopo Kevin Flynn sparisce nel nulla.
Nel presente, Sam Flynn è ormai un 27enne cazzone che va in giro con una Ducati seminando pattuglie di polizia ed elicotteri e salta da grattaceli alti chilometri. So’ ragazzi, direbbe Ezio Gregio.
L’amico di famiglia Alan Bradley va a trovare il piccolo Sam dicendogli che ha ricevuto un messaggio dal suo padre scomparso ormai da 20 anni.
Sam ovviamente rifiuta l’idea di andare nel vecchio studio del padre ( una sala giochi fighissima con musichette anni 80 a bomba) ma poi ci va lo stesso. E ovviamente, dopo aver trovato lo studio segreto del padre, finisce catapultato nel mondo di Tron, proprio come il padre anni prima.
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Il mondo di Tron è una sorta di enorme metropoli virtuale popolata da milioni di individui cibernetici (che sono ovviamente programmi nel programma). Gli esseri umani vengono chiamati “Creativi”. A capo di questo mondo c’è Clu, entità programmata dallo stesso Kevin Flynn quando finì nella rete cibernetica per la prima volta e decise di creare una realtà virtuale capace di cambiare il mondo. Flynn ideò anche Tron, una sorta di cavaliere impavido creato per la protezione del sistema. Alla fine dei conti Clu si ribellò a Flynn e prese il possesso della Rete, costrigendo il vero creatore di Tron a scappare.
Appena entra in città, Sam viene catturato dalle guardie di Clu e identificato come un programma sconosciuto, quindi gettato in un’arena virtuale in cui gli “scarti” devono combattere per sopravvivere. Qui entra in gioco, come ultimo nemico di Sam, Rinzler, un programma super-cazzuto che invece di avere un solo disco (arma portante di ogni programma all’interno della Rete, e soprattutto, contenente l’identità e i dati di ogni programma) ne ha due. Sam viene battuto dal suddetto programma, che però non lo uccide perché si accorge di avere a che fare con una persona, un Creativo.
Alla fine dei conti, Sam viene portato da Clu, che è identico a suo padre da giovane. Con l’unica differenza che quest’ultimo è un bastardo e lo vuole massacrare. Si ritrovano quindi a gareggiare con le moto super-fighe che emettono luce omicida, e mentre Sam sta per avere la peggio, interviene Quorra, ossia quella gran bella gnugna di Olivia Wilde che lo porta in salvo. Quorra è un programma ribelle alleato al padre di Sam, Kevin Flynn.
Padre e figlio quindi si ricongiungono, fanno amicizia, cenano assieme mangiando fagiolini e roba super-vegetale, ecc…
Alla fine, Sam vuole riportare il padre a casa attraverso il portale che lui stesso ha oltrepassato per giungere nella Rete e che tra poche ore si riuchiuderà, mentre il vecchio Kevin si rifiuta perché ha male alle ossa, che è anziano.
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In un vortice di musica techno con i Daft Punk che fungono da DJ, neon rossi e blu, tizi strani che sembrano usciti da Alice in Wonderland, eccetera eccetera, scopriamo che il litigio tra Clu e il suo creatore Kevin Flynn, nacque dalla comparsa nella rete delle ISO. Organismi cybernetici provvisti di DNA, quindi il perfetto ibrido tra l’essere umano e la realtà virtuale. Clu rosicava e le fece sterminare tutte, e Kevin scappò portando con sé ovviamente l’ultima ISO sopravvissuta allo sterminio: la nostra bella Quorra.
Le scene finali si aggrovigliano tra inseguimenti a bordo di Jet, combattimenti tra dischi, il programma combattente Rinzler che alla fine altri non è che Tron riprogrammato, che poi cambia nuovamente idea e si riallea con i buoni per poi perire nel tentativo di salvarli da Clu.
Alla fine Sam riesce a tornare nel mondo reale attraversando il portale, portando con sé Quorra e assistendo al sacrificio eroico del padre che , a costo di permettergli di andar via, decide di morire assieme a Clu. (Non chiedetemi come, gli sceneggiatori qui non avevano grandi idee e l’hanno buttata in caciara).
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Alla fine i due si ritrovano nel mondo reale, Sam decide di riprendere in mano la società del padre e Quorra può finalmente gustarsi un tramonto e una sana trombata.

Giù il sipario.

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